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Comunicare attraverso l’abbigliamento

Comunicare attraverso l’abbigliamento

Quello che noi indossiamo non è mai privo di significato ed è per questo che l’abbigliamento è riconosciuto come uno dei primi biglietti da visita quando veniamo a contatto con le altre persone.

Nel momento in cui scegliamo gli abiti da mettere, dal tipo di capo, al colore e forma, non stiamo soltanto comunicando un nostro stato d’animo momentaneo, ma qualcosa di più ampio e profondo. 

Conformarsi alle regole?

L’abbigliamento è sempre stato legato all’andamento degli eventi storici, politici e culturali, determinando l’appartenenza o meno ad un gruppo, e l’accettazione o rifiuto di certi ideali. 

Gli abiti hanno nel tempo dimostrato di avere una forte carica ideologica e idealista, in base all’utilizzo che ne è stato fatto, diventando così in certi casi un potente strumento di liberazione, in altri un mezzo di segregazione e di imposizione del potere. 

La moda si è costantemente confrontata con queste diverse tendenze, con atteggiamenti alle volte più conservatori, alle volte imponendosi lei stessa come portavoce di rottura, assorbendo le spinte che provenivano dalla società.

Vediamo quindi nello specifico cosa può comunicare ciò che noi indossiamo, e come oggi siamo sempre più liberi di esprimere a pieno quello che noi siamo.

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L’abbigliamento come simbolo di protesta 

Come accennato in apertura, quello che indossiamo può esprimere la nostra stravaganza o la nostra non accettazione di alcuni canoni tradizionali. Nel passato abbiamo molti esempi che hanno messo in risalto questo aspetto dirompente dell’abbigliamento. 

Fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, si sviluppa il movimento Hippy, una voce di protesta contro la società borghese americana e poi contro lo scempio della guerra in Vietnam.

La ricerca della libertà in ogni sua forma si espresse con la diffusione dei jeans, di semplici tuniche in cotone naturale, sandali, gonne e pantaloni a vita bassa dalla vestibilità morbida.

Troviamo la stessa voglia di evasione nella cultura Punk, emersa nel mondo anglosassone verso la metà degli anni Settanta. Ad unire le diverse correnti Punk sono stati il rifiuto di qualsiasi forma di controllo, in particolare quello sociale esercitato dai mass-media e dalle organizzazioni religiose.

L’abbigliamento punk disprezzava i canoni e le regole della moda stessa, utilizzando vestiti strappati, pantaloni laceri, catene al collo e le ormai famose Dr. Martens ai piedi. La moda “alta” arrivò pian piano ad adottare alcuni elementi dello stile Punk, come Versace che inserì le tipiche spillette punk su alcune delle sue creazioni.

Vestirsi per appartenere al gruppo 

L’abbigliamento può essere però anche un modo per farsi accettare in un gruppo, rinunciando in parte ad un po’ della propria unicità. Possiamo osservare questo atteggiamento, ad esempio, tra gli adolescenti.

In quella fase della vita infatti c’è una forte volontà di inclusione, per questo il gruppo di amici viene visto come il punto di riferimento principale da cui prendere ispirazione e dal quale essere accettati. Spesso i giovanissimi vestono tutti negli stessi negozi ed acquistano capi d’abbigliamento praticamente identici.

Il lato oscuro della moda può a volte essere proprio questo, ovvero l’uniformare se stessi alla massa pur di farne parte, andando ad escludere coloro che non sono abbastanza conformi ad un certo stile.

È perciò importante riuscire a mantenere un corretto equilibrio fra quello che davvero ci piace e la moda corrente, così si riuscirà davvero ad esprimere la propria personalità.

Cosa comunica l’abbigliamento sullo status sociale 

Ciò che indossiamo comunica spesso anche il ceto sociale di appartenenza, poiché manifesta una tendenza seguita in certi ambienti piuttosto che in altri. 

Ad esempio chi solitamente sceglie abiti con il logo di un brand costoso in bella vista e ripetuto più volte vuole sottolineare la sua capacità di spendere molto in vestiti oppure la sua attenzione al mondo della moda di lusso. 

Al contrario una persona che ha uno stile molto variegato e sempre diverso, potrebbe voler dire che non presta particolare attenzione alle tendenze del momento e dei grandi marchi, ma guarda di più al suo istinto.

Tutto questo mette in evidenza quanto quello che si indossa non sia mai neutro e privo di significato, ma vada sempre a comunicare qualcosa sulle persone, e abbia quindi una reale funzione sociale.


La moda oltre il genere 

Affinché tutti siano messi nelle condizioni di comunicare il proprio essere, più o meno in modo intenzionale, si sta finalmente andando nella direzione di una moda genderless.

Stiamo infatti poco a poco superando i numerosi tabù che tendono a dividere i vestiti fra quelli che sono da donna e quelli che sono da uomo. Anche in questo ambito abbiamo delle lotte che portano da lontano, in particolare per le donne.

Il sesso femminile doveva trasmettere attraverso l’abbigliamento le qualità di delicatezza e mansuetudine che gli erano per tradizione attribuite. Ne derivavano abiti scomodi, soffocanti e inadatti a qualsiasi lavoro.

Nell’ambito delle lotte di genere ottocentesche, le Suffragette fecero dell’abbigliamento un simbolo e un mezzo di comunicazione efficace per qualcosa di ancora più grande, ovvero l’emancipazione femminile.

Si diffusero i Bloomers, ampi pantaloni lunghi fino alla caviglia coperti da una gonna morbida. Una vera rivoluzione visto che all’epoca si indossava solamente il corsetto e la gonna con crinolina di ferro per renderla più ampia, ma molto scomoda in ogni tipo di occupazione. 

Da qui inizia il lungo percorso di affermazione dei pantaloni come un indumento non soltanto maschile, ma anche femminile.

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I capi d’abbigliamento senza confine

Gli uomini soprattutto in passato hanno sempre dovuto incarnare un’idea di mascolinità e soltanto da poco tempo si stanno superando i confini che limitavano la libera espressione maschile in fatto di abbigliamento.

La borsa ad esempio si sta diffondendo sempre di più anche fra gli uomini, e non parliamo del solito marsupio ma di shopping bag e borse a mano tradizionalmente utilizzate dalle donne.

Anche le grandi case di moda stanno recependo questo bisogno di libertà delle persone, proponendo delle linee di abbigliamento genderless e che rifiutano ogni tipo di categorizzazione. 

Cardigan, giacche destrutturate, blazer, ma anche gonne e top compongono il guardaroba di chi vuole vestirsi senza doversi trovare imbrigliato nella moda binaria.

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